lunedì 8 aprile 2013

I primi furono gli Indonesiani


tratto da: "L'esplorazione degli Oceani" di Robert Ballard


Qualunque fosse la loro motivazione, la documentazione archeologica è
chiara: i primi veri navigatori delle acque aperte del Pacifico erano
gli antenati dei Polinesiani odierni.

Erano i viaggiatori-esploratori diretti alle centinaia di verdi
montagne marine, circondate da anelli corallini che formano le
odierne isole Cook, Society, Marchesi e oltre, fino alle Hawaii, alla
Nuova Zelanda e alle colline vulcaniche dell'Isola di Pasqua.






Questi robusti marinai traversavano in acque aperte sfruttando una
quantità di segni che osservavano in mare e in cielo. I capitani
polinesiani, memorizzavano lo zenith e il punto in cui tramontavano e
sorgevano decine di stelle lungo l'orizzonte, ripartito in sedici
sezioni equivalenti.



 Marinai così pieni di risorse costruirono elaborate immagini
concettuali che mostravano particolari relazioni fra le stelle e le
isole di posizione nota. Questi punti di riferimento si spostavano
leggermente non soltanto nel volgere dell'anno, ma anche nel corso
dei decenni e dei secoli: in realtà, i viaggiatori polinesiani
svilupparono un almanacco nautico mentale che avrebbe fortemente
influenzato gli scienziati dei secoli a venire.



I naviganti polinesiani impararono a valutare altresì la propria
posizione relativamente ai punti di partenza mediante la variazione
stagionale dei venti e delle correnti, anche se spesso tali modelli
erano difficili da individuare nella zona di calme nei pressi
dell'Equatore, là dove compirono molti dei loro viaggi di
esplorazione. La dimensione, la frequenza e la durata delle onde
indicavano se avanti a loro si trovavano isole che stavano
interagendo con i venti prevalenti.







Nel tardo pomeriggio e all'alba il bassofondo e la sabbia bianca di
una laguna situato all'interno di un lontano reef poteva riflettere
un luccicore balenante sulle nuvole. Inoltre, le ripide catene delle
isole montuose ammantate di giungla catturavano i venti umidi,
formando  particolari cappe di nubi visibili a più di 1500 chilometri
di distanza nelle condizioni giuste.



Un distante bagliore di fulmine, a differenza dei temporali
improvvisi, poteva indicare la presenza di una costa montuosa oltre
l'orizzonte. Gli uccelli marini come le sule sono insediati sulle
isole, ma volano a grandi distanze per cercare il cibo: seguirli fino
a casa era un saggio espediente.



Grazie a queste capacità complesse, acquisite nei secoli e trasmesse
da una generazione all'altra attraverso un lungo apprendistato, i
viaggiatori del Pacifico erano in grado di navigare a distanze
incredibili.





Le immagini sono tratte da:
http://oss-trento.blogautore.repubblica.it/2011/05/25/martedi-17-maggio-2011-gli-aborigeni-embera-katio/
http://www.gfbv.it/2c-stampa/2011/110330it.html

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